Non voglio fare un’ode alle case piccole né alle famose tiny house che tanto piacciono a una certa parte dei minimalisti. Si può certamente vivere una soddisfacente vita minimal in una casa ampia o persino molto grande. Anche perché la scelta delle dimensioni della propria abitazione è dettata in larga parte da altri fattori, a partire da quello economico: chi vive in città, in particolar modo, ha molto raramente la possibilità di vivere in appartamenti particolarmente spaziosi.
Ma di certo vivere in una casa piccola ha i suoi grandi vantaggi, che un minimalista dovrebbe essere in grado di cogliere più di chiunque altro. Per una pura ragione fisica, prima di tutto, una casa piccola può contenere meno cose: la tentazione di continuare a riempirla di oggetti è quindi già di per sé eliminata. I tempi di pulizia e di manutenzione si accorciano al ridursi dei metri quadrati. E ancora, una casa piccola ha meno spazi di stoccaggio, così da limitare automaticamente le possibilità di shopping “di pancia”, e stimolando invece il decluttering. E se in un appartamento piccolo si riducono i costi di mutui, affitti e bollette, aumenta invece il tempo passato insieme, per chi quegli spazi li condivide con partner e figli, senza che ognuno se ne stia rintanato in un angolino. Al di là degli estremismi o delle situazioni effettivamente particolari, non esiste di per sé una casa troppo piccola: è chi vive quegli spazi a decidere, più o meno consapevolmente, quanto spazio vitale “eliminare” con oggetti poco o per nulla inutili.