Lo abbiamo visto nei due post precedenti: il mondo per come è strutturato oggi va da tutt’altra parte rispetto al minimalismo. In questa società basata sul consumo, in cui tutto viene prodotto a ritmi sempre più veloci proprio perché la società stessa dipende da questo consumo frenetico, il minimalismo non può essere considerato una moda momentanea.
Del resto farlo sarebbe un errore anche dal punto di vista storico. Sì, perché il minimalismo inteso come stile di vita, come filosofia, ha radici lontanissime: potremmo anzi dire, da un certo punto di vista, che la società in cui viviamo oggi ci ha fatto perdere la traccia di una saggezza che, per certi versi, era ben presente nei millenni passati.
Pensa un po’ a cosa diceva Epicuro, il filosofo greco della ricerca dell’equilibrio interiore: lui diceva ai suoi discepoli «Non rovinare quello che hai desiderando ciò che non hai. Ricorda che ciò che ora hai un tempo era tra le cose che speravi di avere». E non lo diceva stamattina a un bambino che piangeva di fronte all’ultimo modello della Play Station, no, lo diceva intorno al 300 avanti Cristo.
Due secoli prima ancora, Lao Tzu, fondatore del taoismo, spiegava che «avere poco è possedere. Avere tanto è essere perplessi». E ancora, nel primo secolo dopo Cristo, lo stoico Epitteto sottolineava che «la ricchezza non consiste nell’avere grandi ricchezze, ma nell’avere pochi bisogni».
Persino nella culla della cultura occidentale contemporanea, negli Stati Uniti dell’Ottocento, c’era chi ricordava che «un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno». Queste parole sono ovviamente di Thoreau, che nel 1954, nel suo sempre attuale “Walden ovvero Vita nei boschi”, scriveva «andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita».
Ovviamente, non serve andare nei boschi per abbracciare la filosofia minimalista che, come abbiamo visto, è tutt’altro che una moda passeggera. Lo stesso Gandhi ebbe a dire che «Chiunque abbia qualcosa che non usa, è un ladro». Un’affermazione estrema, ma che deve far riflettere.