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Se guardiamo nel vocabolario Treccani, l’aggettivo “frugale” viene definito in questo modo: “parco, sobrio, detto di persona moderata e semplice nel mangiare e nel bere, e del vitto stesso”. Niente di negativo, no? E in effetti questo termine arriva da quello latino Frugalitas, costruita su Frugi, che significa “utile”. Non fosse che nella società moderna, ovvero nella società della crescita e del di più, la parola “frugale” ha finito per assumere spesso una connotazione negativa, essendo associata anche inconsapevolmente alla povertà, alla privazione e al sacrificio. Ecco che allora si finisce erroneamente per pensare alla vita minimalista come a una vita frugale nel senso negativo della parola, allontanandosi invece dal significato reale, ovvero una vita che dà valore alla semplicità, all’utilità, alla sobrietà. Essere minimalista vuol dire infatti anche e soprattutto eliminare le complicazioni inutili, ma non vivere in modo “povero” né rifiutare lo stile di vita moderno.

Certo, possiamo benissimo definire il nostro stile di vita con la parola frugale, ma solo a patto di avere la certezza che questo aggettivo venga usato e compreso nel suo significato reale, non negativamente connotato. Semplicemente, essere felici di quello che si possiede, godere dei piccoli e tanti piaceri che la vita sa offrire, ed essere sempre più presenti e consapevoli nella propria quotidianità.

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