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Conosciamo tutti delle persone che associamo, più o meno inconsciamente, a degli oggetti. Penso per esempio a quel tizio con cui andavo alle superiori, che già allora mostrava tutta la sua grande passione per le auto sportive. Mi capita ancora oggi di vederlo di tanto in tanto, del tutto casualmente: entro il primo minuto del discorso parla invariabilmente della sua auto, tanto che più di una volta mi ha invitato ad allungare il collo o persino a seguirlo per farmi vedere il modello che aveva acquistato, i cerchi in lega che ha installato, lo scarico che ha modificato e via dicendo. Ecco, quando penso a lui penso a lui e alla sua auto.

Mi viene poi in mente una persona con cui ho collaborato diverse volte, sempre vestito con un abito elegante, sempre dello stesso stilista – ben distinguibile da una specie di spilletta tonda presente sul bavero di tutte i coprispalla – e sempre con lo stesso profumo. Vistosi gli abiti, fortissimo il profumo. Ecco, quando penso a lui penso ai suoi abiti, al suo profumo.

Ma cosa è quella persona senza la sua auto? Cosa è quell’altra senza i suoi abiti, senza i suoi profumi? Nella mia testa, è solamente “una persona”. Niente di più.

Non dovremmo mai permettere ad un oggetto di definire chi siamo. Non dovremmo mai dipendere da qualcosa per essere “conosciuti” o per “impressionare” gli altri. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di essere conosciuti per quello che siamo, o meglio, per quello che saremmo anche totalmente nudi, in mezzo al nulla, senza nessuno dei nostri possedimenti: quelli siamo noi, il resto è solo peso, è solo confusione, è solo comfort.

Tu sei l’insieme delle tue competenze, delle tue opinioni, dei tuoi atteggiamenti, delle tue azioni, della tua filosofia: non è acquistando qualcosa che migliorerai davvero, agli occhi degli altri o ai tuoi.

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